Da Charlie Hebdo a Boko Haram, le parole che scorrono davanti agli occhi di una mamma (come a quelli di tutti gli altri) in questi giorni sono parole di guerra, di sangue e di paura.
Prima ancora che esprimere opinioni o posizionarmi di qua o di là, penso solo alla responsabilità che ho nei confronti di quella persona che è (e che sarà) mia figlia. I figli, quando li guardi veramente, ti chiedono di chi sei figlio tu, da dove hai preso quello sguardo. Loro mica li freghi con due chiacchiere.
Perciò, genitori, prima dobbiamo (re)imparare noi a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi.